Si tratta di una delle più profonde e famose cavità carsiche d’Italia, ed è situata vicino alla sommità del Corno d’Aquilio (1545 m s.l.m.) nelle cui viscere si sviluppa senza che a tutt’oggi se ne sia raggiunto il fondo.
Composta da una serie di pozzi verticali collegati tra loro da stretti cunicoli, la sua formazione è dovuta all’inabissamento delle acque di superficie che, con la loro azione erosiva, hanno dato origine a cavità e gallerie sotterranee. Le prime tracce scritte dell’esistenza della Spluga risalgono al 1901 e nel 1925 è stata organizzata la prima spedizione scientifica. L’attuale punto esplorato è pari a 877 metri di profondità dall’imbocco. Di questo abisso non è importante solo l’aspetto geologico
ma anche quello biologico, perché al suo interno sono stati rinvenuti alcuni esemplari di insetti che vivono solo in grotta.
Nella dolina di ingresso della Spluga nidifica un gran numero di corvi: una leggenda, nata quando la Lessinia era terra di confine con l’Austria, vuole che si tratti delle anime dei contrabbandieri precipitati di notte nell’abisso.
A pochi passi dalla Spluga della Preta si erge la chiesetta dedicata a San Benedetto, protettore degli speleologi e ogni anno, la seconda domenica di luglio, vi si tiene una solenne cerimonia.