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LESSINIA

L'altopiano ricco di storia, tradizioni, foreste e alti pascoli

Informazioni utili

La Lessinia e i suoi tesori

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La parte OVEST della Lessinia è raggiungibile in auto dall'autostrada del Brennero A22 - uscita Verona Nord. Proseguire lungo tutta la superstrada in direzione Trento/Valpolicella fino a San Pietro in Cariano, quindi seguire le indicazioni per raggiungere le singole località: Dolcè, Sant’Ambrogio di V.lla, Fumane, Marano di V.lla, Negrar di V.lla, Sant'Anna d'Alfaedo.  

 

In treno stazione ferroviaria di Verona Porta Nuova, proseguire con mezzi pubblici (bus o taxi). Servizio taxi e bus linee ATV Verona extraurbane con partenza dalla stazione ferroviaria di Verona Porta Nuova https://www.atv.verona.it/Linee_e_orari_autobus 

 

In aereo l’aeroporto di riferimento è il Valerio Catullo di Verona Villafranca, proseguire con mezzi pubblici (bus o taxi). 

Il Parco Naturale della Lessinia si trova nella parte più alta dei Monti Lessini. Fanno parte del parco doline, grotte, ponti naturali, con fenomeni di grande interesse scientifico e spettacolari visioni per chi vi si reca.

Da notare i ricchi giacimenti di fossili di Bolca-Pesciara e Monte Postale, con reperti di specie vegetali e animali degli ambienti lagunari e oceanici: reperti che si possono ammirare nel locale Museo dei Fossili.

D’interesse sono anche gli esemplari di fauna e flora che si possono vedere nei Musei della Lessinia e nel Centro di educazione Ambientale di Malga Derocon.

Aspetti spettacolari hanno poi i fenomeni carsici e i monumenti naturali come l’Abisso della Spluga della Preta, tra i più profondi d’Italia; il Covolo di Velo e il Covolo di Camposilvano, secondo la tradizione locale visitato da Dante Alighieri quando era ospite degli Scaligeri a Verona.

Di grande impatto visivo le “città di roccia” come la Valle delle Sfingi e il Ponte di Veja, imponente ponte naturale in roccia tra i più grandi e belli d’Europa, visitato e rappresentato nel 1474 dal Mantegna nella Camera degli Sposi del Palazzo Ducale di Mantova.

Eccezionale la Pesciara di Bolca, una cava in galleria da cui si estraggono fossili risalenti a circa 50 milioni d’anni fa (Eocene) conosciuti in tutto il mondo per l’eccellente stato di conservazione.

Da ricordare poi la Grotta di Fumane, un imponente archivio della storia evolutiva dell’uomo che documenta le frequentazioni dell’Uomo di Neanderthal e dei primi esemplari di Homo Sapiens.

Molina è un borgo medioevale – nel Comune di Fumane – dalle antiche corti e case di pietra, con ancora vive le tradizioni del mugnaio e della malga.

Una flora e fauna particolari e protette hanno permesso di creare il Museo della Botanica, dove la presenza di specie di orchidea selvatica è uno spettacolo di rara bellezza.

Il Parco delle Cascate di Molina è il luogo ideale per escursioni naturalistiche nella fitta vegetazione alternata a vertiginose pareti di roccia nuda, ampie caverne e cascate d’acqua sorgiva.

Nel Parco di Molina vi sono vari itinerari: dall’itinerario ambientale (o Sentiero del Bosco) all’itinerario storico (o Sentiero dei Molini), all’itinerario archeologico (o Sentiero delle Grotte).

 

Il Ponte di Veja è situato a 620 metri di altitudine, nel punto di incontro delle due vallette Crèstena e Fenile, sul lato destro del Vajo della Marchiora o Marciosa.

Il ponte naturale di Veja si presenta come un architrave di ingresso d’immensa caverna: si tratta, infatti, di un fenomeno carsico formatosi per azione erosiva dell’acqua sulle rocce calcaree che lo costituiscono.

L’altezza varia dai 24 metri del lato occidentale ai 29 metri di quello orientale; mentre lo spessore dell’arcata va dai 9 agli 11 metri.

Il nome “Vea” o “Veja” sembra provenire da “vecla, vicla” cioè “acqua”, oppure da “wegla” cioè “vecchia”. Molti sono gli artisti che lo hanno rappresentato nelle loro opere: basti citare l’affresco del Mantegna del 1474.

Il Ponte di Veja non è solo fenomeno carsico, bensì proprio in questo sito è stato ritrovato uno dei reperti più famosi del mondo, equiparabile alle celeberrime mummie dell’Antico Egitto, si tratta dell’ “Uomo venuto dal Ghiaccio” ovvero l’Uomo di Otzi.

La Spluga della Preta è uno dei più famosi abissi del mondo, un vuoto profondissimo all’interno del Corno d’Aquilio, sotto i pascoli dei Monti Lessini veronesi, nel comune di Sant’Anna d’Alfaedo.

La Spluga della Preta è la grotta che più di ogni altra in Italia è legata alla storia della speleologia esplorativa. In questo abisso sono stati trovati esemplari di insetti troglobi (che vivono solo in grotta) con adattamenti somatici al buio del mondo sotterraneo.

Nel 2005, 80 anni dopo la prima esplorazione, è stato realizzato un film che racconta la storia e le avventure che sono legate alla Spluga della Preta.

Un’impresa molto difficile, che ha portato una troupe cinematografica a filmare fino a 800 metri di profondità, realizzando così le più profonde immagini mai girate in Italia.

Il mistero di quest’abisso, che fila giù nel cuore della montagna, non è comunque stato svelato.

Generazioni di speleologi hanno provato ad inseguire le correnti d’aria che molto probabilmente fluiscono verso la Val d’Adige; ma per il momento solo i pipistrelli conoscono la via per la luce dell’esterno.

La Grotta di Monte Capriolo, nota anche come Grotta di Roverè 1000 o Grotta del Sogno, si apre a quota 1005 metri, in contrada Capraia, poco oltre l’abitato di Roverè, dopo una leggera deviazione ben segnalata lungo la strada che porta a Velo.
È la più importante grotta turistica esistente in Lessinia e la più visitata del Veneto, formata da due saloni di crollo che comunicano attraverso un passaggio artificiale. Il primo è un pozzo di crollo, il secondo invece raggiunge notevoli dimensioni ed è fortemente concrezionato.
Il soffitto, le pareti e il pavimento di questa grande sala sono ricoperti di stupende stalattiti, stalagmiti, colonne, coralloidi, colate, vele e cortine, concrezioni eccentriche, uno scenario fiabesco che incanta il visitatore. Il percorso turistico, di circa 110 metri, si snoda lungo un sentiero attrezzato che permette al visitatore di addentrarsi in tutta sicurezza, mentre lo sviluppo totale della grotta è di 242 metri con un dislivello di 75 metri e una temperatura che si mantiene costante attorno ai 9 gradi.
La grotta fu scoperta e rilevata per la prima volta nel 1957 dal gruppo grotte Falchi di Verona e dieci anni dopo il gruppo grotte Crisv (Centro ricerche idrologiche speleologiche Verona) con il professor Perin ne abbozzò un percorso turistico, realizzato nel 1972 dal Gruppo amici della montagna (Gam) e dal Crisv in collaborazione con la Pro loco di Roverè. Sono del 1995 le scoperte del Gruppo speleologico del Club alpino italiano di Verona di ulteriori proseguimenti che hanno portato allo sviluppo della grotta come oggi si conosce.
Dopo quasi trent’anni di utilizzo a scopo turistico e didattico della grotta, grazie al lavoro degli aderenti alla Commissione speleologica veronese e all’appoggio economico di Comune e Parco della Lessinia, sono stati effettuati importanti lavori di manutenzione delle strutture interne e di messa in sicurezza degli impianti di illuminazione.
Si continua intanto a lavorare per nuove transenne, per un terrario con animali cavernicoli e un acquario. Infatti dal 1993 sono iniziati studi biologici, idrogeologici e di tutela ambientale della cavità carsica con la posa di diverse strumentazioni per il monitoraggio, che hanno permesso di segnalare la presenza di numerose specie cavernicole: ragni troglofili (Meta menardi e Nesticus eremita), pseudoscorpioni (Chtonius lessiniensis), coleotteri Cholevidi, e una Neobatyscia in corso di studio, probabilmente appartenente ad una nuova specie.L’abitante più diffuso nella grotta è Laemostenus schreibersi, un carabide troglofilo, predatore.

 

Fonte: https://www.comune.rovereveronese.vr.it/c023067/zf/index.php/servizi-aggiuntivi/index/index/idtesto/6

La Foresta Demaniale di Giazza nasce il 10 Agosto 1911, la sua costituzione risale alla fine del 1800 in adempimento alle leggi per la salvaguardia e la valorizzazione forestale dei terreni di montagna.

Il bosco è il risultato di un grande intervento di rimboschimento e della sistemazione idrogeologica dell’alta valle d’Illasi iniziata agli inizi del Novecento.

La Foresta di Giazza è situata nella fascia nord-orientale del Parco Regionale della Lessinia e prende il nome dall’agglomerato abitato più vicino, il paese di Giazza. Questo paese è l’ultima isola linguistica dei 13 Comuni veronesi Cimbri dei Monti Lessini.

La Foresta di Giazza occupa un territorio di 1904 ettari suddivisi sulle province di Verona, Vicenza e Trento. Comprende i comuni di Selva di Progno, Ala e Crespadoro; è delimitata a nord dal Gruppo del Carega, a ovest dai pascoli dell’alta Lessinia, e a est dalla Catena delle Tre Croci.

Il Monte Tomba è una montagna della Lessinia ed è alto 1.765 metri.

Deve il nome a quello che era il suo proprietario, il Conte Tomba.

Passeggiando dal Rifugio Primaneve al Monte Tomba è possibile godere di splendide vedute: da lontano si possono ammirare il lago di Garda, la catena del Monte Baldo, i ghiacciai dell’Adamello, le montagne trentine, le cime delle Piccole Dolomiti e la pianura veneta.

C’è poi l’incantevole panorama dal più solitario Monte Sparavieri.

Per raggiungere il Monte Tomba si parte a piedi dal Passo Branchetto, nel comune di Bosco Chiesanuova dove c’è un parcheggio lungo la strada.

Si tralascia la stradina sterrata che si dirama sulla sinistra (da dove si ritorna) e scende per 600 metri lungo la strada asfaltata in direzione San Giorgio.

Da qui, sulla sinistra, si dirama una stradina che sale a Malga Campolevà chiusa in una piccola valle erbosa.

Raggiunta la malga si cammina, verso sinistra, salendo il ripido pendio erboso fino alla cima del Monte Tomba, che si riconosce per la grande antenna e le strutture del Rifugio Primaneve.

Durante il 1915 e il 1916 la Lessinia fu teatro di scontri tra le truppe italiane e austriache. Il confine passava in zona e di conseguenza vennero erette le difese, con trincee, gallerie e caverne per dare alloggio a soldati e munizioni.

Uno dei complessi difensivi è diventato un ecomuseo, inaugurato nel 2014: è il Ridotto difensivo di Malga Pidocchio.

Malga Pidocchio si trova tra Malga Lessinia e il Rifugio Castelberto. Malga Lessinia era una caserma italiana ed è oggi un ristorante tipico. Il Rifugio Castelberto, a 40 minuti a piedi, era una caserma austriaca.

Il Ridotto di Malga Pidocchio è un sito di 4 mila metri quadri, oltre 400 metri di trincee, camminamenti e caverne: la vecchia strada militare che collegava il paese di Erbezzo con Boscochiesanuova e il confine italiano sul Monte Castelberto.

Cammirare tra gli stretti cunicoli della trincea dà la percezione di quanto fosse difficile la sopravvivenza dei soldati durante la Grande Guerra.

La parte più settentrionale dell’Altopiano della Lessinia possiede testimonianze della Prima Guerra Mondiale: trincee, gallerie e mulattiere, su un sistema difensivo esteso su circa 34 km.

Vi sono poi i gioielli naturalistici: la Foresta dei Folignani, la Foresta di Giazza, la Foresta della Valdadige con il Corno d’Aquilio, le Cascate di Molina.

Il Parco naturale della Lessinia include un’ampia rete di sentieri da percorrere a piedi, in mountain-bike o a cavallo, l’area floro-faunistica – centro di recupero per la fauna selvatica di Malga Derocon.

Vi è poi un Sistema Museale della Lessinia costituito da cinque strutture: Museo dei Fossili di Bolca, Museo Geopaleontologico di Camposilvano, Centro di Cultura Cimbra di Giazza, Museo dei Trombini di San Bortolo delle Montagne e Museo Preistorico – Paleontologico di Sant’Anna d’Alfaedo.

La Valle delle Sfingi, a nord dell’abitato di Camposilvano, possiede particolari formazioni litologiche: è di una serie di monoliti creati dalla diversa erosione di due tipi di calcare che compongono queste strutture.

La base, costituita da calcare Oolitico di colore bianco-giallastro, risulta più assottigliata rispetto alla parte in sommità, composta invece di Rosso Ammonitico.

Tali formazioni assumono così le sembianze di “funghi rocciosi” che rammentano le sfingi egiziane.  Ammirate con una visione d’insieme, compongono invece una immaginaria Città di Roccia.

Bolca era un tempo sede di un mare caldo, ricco di fauna e flora tropicali, dove 50 milioni di anni fa proliferavano pesci e piante.

Decine di migliaia di fossili, di pesci e piante sono stati estratti dalla Pesciara di Bolca, un giacimento di fossili dell’Era Terziaria unico al mondo.

Il Museo dei fossili ha tre sezioni. La prima sala illustra, servendosi di didascalie e disegni, le caratteristiche geologiche e ambientali della Lessinia, con spiegati i fenomeni che si verificano milioni di anni fa e che portarono alla fossilizzazione di dei pesci.

La seconda sala raccoglie i ritrovamenti della Pesciara con specie di pesci ben conservati, fra cui un esemplare di “pesce angelo”.

La terza sala espone i fossili rinvenuti nell’ultimo anno di lavoro: la ricerca e l’estrazione proseguono ancora oggi, portate avanti da generazioni dalla famiglia Cerato.

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